La catechesi dei giovani

La catechesi dei giovani.

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I giovani  vanno considerati come adulti. Capaci di comprensione, scelta e responsabilità.  Quindi  la catechesi dei giovani può essere impostata come quella degli adulti,   con un sacerdote e un consacrato che li seguono. ( vedi: articolo:  La catechesi degli adulti ) . Con alcune variabili e aggiunte:

 

  • Il luogo.

Sarebbe meglio un posto specifico. Un locale adatto per loro, un posto dove potersi incontrare. Dove  potersi incontrare e parlare ancora, dove poter realizzare insieme delle attività creative, dove poter vivere insieme l’amicizia nel Signore, con il Signore. Quindi si può  fare  un piccolo angolo.  Un angolo di libri e di riviste di tipo spirituale. Un angolo con del materiale per dipingere, disegnare e suonare,  e  strumenti musicali.  Per favorire  l’incontro spontaneo, genuino, semplice, vero e lo scambio di emozioni e relazioni  vere.  Un posto dove poter appoggiare o attaccare sui muri i lavori che sono stati fatti e le foto del  gruppo.

 

  • Il gruppo.

La fede non è solo “io credo”, ma anche “noi crediamo”. Condivisione, cammino con i fratelli. Un cammino insieme con i fratelli. Per i giovani, il  gruppo è centrale, è fondamentale. E’ il posto dove si confrontano, si alleano, ricercano la propria identità. Sentono il gruppo e vivono il gruppo come un cuore solo e un’anima sola. Per questo è importante trattarlo come una persona sola. Aspettare che ci sia sempre un’unità, nel rispetto di tutti.  In Gesù. Come chiesa.

 

  • Il  linguaggio.  

È fondamentale adattare il nostro linguaggio al loro. Necessario prima imparare i nuovi termini. È una lingua completamente nuova per gli adulti. Anche i nuovi codici degli SMS o Internet. È fondamentale conoscere il loro modo di pensare, di sentire, di vivere, e l’unico modo è di farselo raccontare,  di impararlo da loro. Conoscere per entrare in una relazione vera, viva, concreta. Conoscere per capire, per accettare, per accogliere. È importante conoscere, ma mai diventare come loro.  Se si diventa uguali a  loro, si viene assimilati, identificati con il gruppo e salta  la relazione vera con loro.

 

Lodare con arte.

Ogni Vangelo vissuto insieme, approfondito, può diventare vita, nei giovani in modo più forte e intenso, se passa attraverso l’arte. L’elemento creativo è l’aspetto più caratteristico di questa età ed è anche l’elemento più vitale. Il Vangelo attraverso la creatività, si imprime in modo più profondo nella loro vita. Diventa il motore della loro crescita, spirituale e psicologica.

 

Il brano del Vangelo, vissuto insieme, può essere poi rappresentato con:

  • Il disegno, la pittura, la scultura.

Un cartellone, un disegno, un dipinto unico, oppure più disegni in sequenza. Rappresentando con i colori e forme nuove e originali, l’essenza, il senso, il messaggio e l’emozione di quella parte di Vangelo.  

Esempio:

  • l’incontro di Gesù con un personaggio
  • dalla parte di Gesù,  l’emozione che lui prova, quello che si sente per quel personaggio
  • dalla parte del personaggio, quello che risponde, come risponde e l’emozione che prova di fronte a Gesù
  • l’emozione che prova la persona che disegna, davanti a quell’incontro
  • l’emozione che ha trovato il gruppo davanti a quei due personaggi. Mettendo anche il gruppo nel disegno. Quindi mettendo in relazione nell’immagine, il gruppo con Gesù, facendo incontrare nell’immagine il gruppo con Gesù, con quel fatto, in quel fatto.

 

  • Il canto

Un canto  nuovo trovato, ma meglio ancora inventato dal gruppo.  Tipo gospel, che esprime la preghiera, la richiesta di quel personaggio e  di quello che rappresenta quel personaggio.

Esempio:

  • il cieco  che parla al Signore. Il cieco del cuore. Un cuore senza luce, senza colori, senza forme. Perso nel buio, perso nelle tenebre, avvolto nelle tenebre, dominato dalle tenebre. Il cieco del cuore parla a Gesù, gli apre il cuore, gli chiede di salvarlo, di liberarlo dal buio, di dargli la luce, la sua luce. Lo chiede per lui, per gli amici, per il mondo. E poi Gesù risponde. E si canta l’emozione dell’essere guarito e dell’essere salvato.
  • Il sordo.  Il cuore sordo, che non sente, che non vuole sentire. Ottuso, chiuso, assente, apatico, noncurante, indifferente. Il cuore che non vuole vibrare, non vuole risuonare, non vuole amare. 
  • il paralitico.  Il cuore bloccato,  irrigidito, imprigionato, incatenato, carcerato.
  • Il muto.  Il cuore che non parla, che non si apre al mondo. Chiuso in se stesso, ritirato, isolato, separato.
  • Il lebbroso.  Il cuore malato, spezzato, distrutto, rovinato, sfigurato.
  • Il fariseo.   Il cuore indurito, il cuore di pietra che non si fa scalfire, che non si fa toccare, che non si fa amare.
  • Lo scriba.  Il cuore condizionato, programmato, usato, impostato, plagiato, asservito.
  • Il cuore dominato dal potere, il cuore soffocato dalla superbia, il cuore fagocitato. Invidioso, geloso di Dio, che vuole eliminare Dio.
  • Il Cireneo.   Il cuore che condivide la croce di Gesù. Che porta la croce di Gesù, per salvare sé e il mondo.
  • La Veronica.  Il cuore che ha impresso in sé il volto di Dio. Ecc.

Un canto gospel, una musica o una poesia che rappresenta  il cuore davanti  a Gesù, la sua invocazione per essere guarito, il suo grido per essere guarito, la convinzione che solo lui lo può fare.

 

  • La danza.

Una danza che rappresenta quell’invocazione, quella preghiera, quella richiesta accorata. Quel tendere le mani, quello sguardo al cielo, quel correre verso, quell’implorare con, quell’immergersi in. Una danza,  una musica che esprime il ritmo pesante, oppressivo, disordinato, caotico, dispersivo, del dolore, del buio, della mancanza di Dio. E poi, dopo la risposta di Gesù, il tono e il ritmo che piano piano diventa sempre più armonico, sempre più ordinato, dolce,  pieno di senso, di significato, di pace. Fino ad arrivare a ritmi e suoni delicati, tenerissimi e a silenzi intensi e profondi. La danza può essere accompagnata anche da luci che esprimono questi passaggi.

 

  • Poesia

Poesie che fanno parlare il cuore a Dio. Che raccontano a Dio quello che sta succedendo nel cuore. Che parlano a Dio con quel personaggio, con  quelle parole. Che lodano Dio con le parole di quel personaggio. Poesie dove l’incontro di Gesù con quel personaggio è l’incontro di Gesù con il suo cuore. Dove l’incontro di Gesù con gli apostoli o con le folle è l’incontro di Gesù con il gruppo. E l’emozione che si prova. E la lode che sgorga dal cuore.

 

  • Musica nuova.

Una musica che da sola, esprime l’intensità e la profondità e la delicatezza di quell’incontro. Da parte di Gesù e da parte degli altri. Che esprime racconta con i toni, i ritmi e l’intensità, la storia di quell’incontro, l’evolversi di quell’incontro e la conclusione di quell’incontro. Suonare direttamente la musica, inventarla insieme, scoprirla insieme, con il gruppo e con lo Spirito Santo che la ispira. Con lo Spirito Santo che  la rivela, che la guida, che la indica, che la insegna. Imparare a farsi dirigere dallo Spirito Santo, come un maestro di orchestra, che dà il tempo, il ritmo e il battito tutta la musica e a tutti quelli che la suonano e a quelli che la ascoltano.

 

  • Uno spettacolo.

Riproporre in forma teatrale quel momento, quell’incontro, inserendo le musiche inventate, le poesie trovate, i tempi, i colori, le luci, le scene, le forme, sentite, vissute dal gruppo dei giovani.

 

 

L’annuncio dei giovani ai giovani.

 

Lo Spirito Santo è passato nei cuori, è entrato nei cuori, ha parlato di Dio, ha fatto vivere, sperimentare Dio. Ha riempito il cuore di Dio. Quando il cuore è  stato riempito di Dio, Dio stesso trabocca e si manifesta anche al di fuori. Passa da quel cuore un altro cuore. Annunciare Dio, significa far passare lo Spirito Santo che è stato ricevuto. Far parlare lui  con la nostra voce, far guardare lui con i nostri occhi, far amare lui con il nostro cuore, l’altro, il fratello, l’amico.

Annunciare con la propria vita gli altri amici, agli altri giovani della parrocchia. Annunciare anche con il loro linguaggio, con l’arte.  Annunciare e pregare  come Davide.  “Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti”. (Salmo 150, 3-4) .   Con:

 

  • Mostre.  

Mostra dei disegni, dipinti, sculture, fatti dal gruppo, mettendo sempre in primo piano le parole di Vangelo che l’hanno ispirato.  Mostra delle poesie del gruppo. Recita delle poesie  rivolte a Dio  anche di autori famosi, di santi. Mostra delle foto, fatte dai ragazzi, che rappresentano le parti del Vangelo collegate con la vita di tutti giorni.

 

  • Proiezioni.  

Proiettare foto che rappresentano le meraviglie di Dio, che fanno pensare a Dio. Presentazioni in diapositive, di panorami e di argomenti e di contenuti profondi che fanno pensare a Dio. Filmati fatti dai ragazzi che rappresentano la vita comune dei giovani di quel paese, della gente di quel paese, correlata alla parte del Vangelo. Filmini che rappresentano aspetti positivi della vita, valori, scelte, azioni coraggiose. Che mettono in luce che fanno vedere, che parlano del bene che c’è, anche nella vita comune. Fatti di amicizia, di amore, di donazione, di coraggio, di servizio, di perdono.  Proiezioni di film che parlano di Dio. Che parlano dei giovani e della spiritualità. Film della vita dei santi come esempi concreti di vita piena di Dio.  Poi cineforum. Discutere insieme, parlare insieme di quell’argomento. Imparare a parlare dal vivo, con la gioia di guardarsi in volto, di confrontarsi, di scambiarsi le idee, i dubbi, le opinioni. Per crescere insieme anche con gli altri giovani della parrocchia o della città. Per passare a loro, per condividere con loro, il tesoro, la perla preziosa del Regno di Dio, che è stata trovata.

 

  • Teatro.  

Una rappresentazione teatrale di alcuni fatti o passi del Vangelo. Rappresentare l’incontro con Gesù, i sentimenti, le emozioni, le parole, i fatti,  anche interni, anche personali e anche del gruppo.

 

  • Musical.  

Musical con canti, musiche e danze che rappresentano l’incontro del cuore con Dio, che cantano l’incontro del cuore con Dio, che danzano la lode a Dio. Che esprimono con il corpo la tensione, il desiderio, il bisogno di Dio. Il dolore per la mancanza di Dio. La tenerezza e l’amore di Dio che viene incontro a salvare. La gioia per l’incontro e per la salvezza. Danzare la felicità per aver incontrato Dio. Danzare cantare e gridare a tutto il mondo l’Amore di Dio. Parlare con i canti e le danze a tutto il mondo, di Dio. Portare a tutto il mondo Dio. E portare il mondo a  Lui. Per salvarlo con Lui e  in Lui.

 

 

 

 

 

 

Catechesi degli adulti

Catechesi degli adulti.

   gli apostoli

 

Un gruppo.

Gesù si incontra in modo profondo e personale con ognuno, ma poi è necessario un cammino insieme. Ha voluto lui un gruppo di apostoli, di discepoli che camminavano insieme a lui. Un gruppo che si formava con lui, piano piano. Un gruppo che capiva, sentiva, sperimentava, guardava, pregava insieme a lui. Un gruppo che lo seguiva, lo ascoltava, imparava da lui. Un gruppo che aveva lui come modello, guida, riferimento, centro. Un gruppo che insieme a lui realizzava il progetto di Dio.  

Un gruppo che formava una nuova famiglia. Una famiglia non di sangue o di carne. Una famiglia unita nello spirito Santo. Una famiglia nuova, dove tutti sono fratelli, dove tutti sono figli del Padre nei cieli.

Gesù ha fatto queste cose, ci ha insegnato cosa fare e come fare, perché le facessimo anche noi. La catechesi è quindi un cammino insieme. E’ un percorso in cui si cerca di capire, ma ancor più di sentire e di vivere, in cui si sperimenta  il Signore. Insieme. Perché il Signore è presente quando due o più si riuniscono nel suo nome.

 

Un luogo.

Si propone un’esperienza, chi vuole, la fa. Si annuncia una occasione nuova, un luogo nuovo, un posto, scelto, voluto, deciso dalla parrocchia, nella parrocchia,   della parrocchia. Un fare Chiesa, un essere Chiesa, insieme. Senza sigle, senza stemmi, senza appartenenze a movimenti specifici.  Un luogo dove va  chi vuole capire di più, chi vuole incontrarsi, parlarsi, condividere la fatica di tutti giorni alla luce del Vangelo. Chi vuole cercare, ritrovare la propria fede, perduta, dimenticata, venduta, plagiata, fagocitata dal mondo. Chi vuole vivere la vita buona del Vangelo.

 

Un centro.

Un gruppo anche di poche persone. In una stanza tranquilla, protetta, accogliente,  tutti seduti su delle sedie disposte in circolo.   Perché siamo tutti uguali. Tutti insieme in un circolo completo,  siamo sullo stesso livello, e uniti l’uno all’altro. Simbolicamente non ci sono parti spezzate, divise, isolate, relegate, separate. Tutti facciamo un tutto unico, unito, intero. Tutti insieme anche il sacerdote e il consacrato, fanno parte del gruppo che cammina. Tutti camminiamo insieme a Gesù, tutti abbiamo bisogno di fare un percorso insieme, tutti abbiamo bisogno di camminare insieme sulla strada di Gesù, con Gesù, guidati da Gesù. Un cerchio quindi, senza tavoli, solo con le sedie. Perché non ci devono stare ostacoli,  muri, paraventi. L’uno di fronte all’altro.

Un cerchio perché al centro c’è la cosa più importante, quello che  unisce: il Signore. C’è Dio, la SS. Trinità. C’è  il Padre che ci ama, c’è Gesù che ci guida,  e lo Spirito Santo che ci illumina, che ci spiega, che ci  rivela. La Santissima Trinità al centro, prima di tutto, nonostante tutto, sopra a tutto.

 

Come Gesù.

Come Gesù, anche tutti noi che facciamo parte del gruppo, dobbiamo scendere. Scendere dall’alto della nostra presunzione. Scendere dall’idea di capire tutto, di sapere tutto, di non avere da imparare nulla. Scendere dall’alto della nostra cattedra. E come Gesù dobbiamo entrare nella piccolezza, nella povertà, nella semplicità, nell’umiltà. Perché lui è lì,  e solo lì lo troviamo,  solo così lo annunciamo.

Non andiamo nel gruppo con il nostro programma, con la nostra bella lezione, con le nostre belle parole pronte, copiate, impostate da altri, pensate da altri. Non preoccupiamoci di dire il meglio, il tutto, il perfetto, il preciso. Non concentriamoci sulla nostra prestazione, non ricerchiamo la nostra esibizione.

Come Gesù passava per le strade nella vita concreta delle persone, anche noi dobbiamo portarlo di nuovo sulle strade, nella vita delle persone. È alle persone che dobbiamo guardare. Loro sono il nostro libro, la nostra lezione, il nostro programma. La loro vita concreta, la loro strada, la loro fatica,  il loro dolore.  Dobbiamo  passare su quella strada, percorrerla, con Gesù, con umiltà, con semplicità, con verità.

 

Modalità   che il gruppo può scegliere di volta in volta, o una dopo l’altra  o  in modo sistematico:

 

  1. Dalla vita al Vangelo.
  2. Dal Vangelo alla vita.
  3. Contenuti della fede.

 

 

 

 

 

 

Dalla vita al Vangelo

Dalla vita al Vangelo.

 

Partiamo dalla vita di tutti giorni e cerchiamo la risposta in Dio e nel Vangelo. 

 

Gesù guarda.

Come Gesù, guardiamo l’altro. Ascoltiamo l’altro prima di tutto. Non dopo, non alla fine, non solo per le domande. Ascoltiamolo dall’inizio. Apriamo il nostro cuore veramente all’altro, come farebbe Gesù. Per accoglierlo, per prenderne parte, per partecipare della vita dell’altro. Non è un estraneo. È un fratello, fa parte della nostra nuova famiglia, della famiglia di Dio.

Guardare significa prendere coscienza, vedere, mettere a fuoco che cosa ci succede,  cosa ci manca. Come il cieco di Gerico,  a cui manca la luce,  che si sente isolato, abbandonato, mendicante.

Si chiede quindi:  Che cosa hai? Che cosa succede? Cosa ti acceca? Cosa ti leva la luce? Cosa ti ha fatto diventare cieco il cuore? Cosa hai sentito, che ti ha fatto diventare sordo il cuore? Che cosa ti ha paralizzato, impedito, bloccato, chiuso, imprigionato?  Cosa ti ha inaridito il cuore, seccato il cuore, impietrito  il cuore?

 

  • Ognuno può parlare,  solo se vuole. Può parlare della propria ferita, della propria fatica, di quello che chiude il cuore.       
  • Oppure si può parlare di una difficoltà comune. Di un fatto accaduto, che ha disorientato. Di fatti che mettono in crisi la coscienza. Di ciò che mette in crisi la vita di tutti giorni e il modo di viverla.  Di  aspetti concreti difficili da vivere,  difficili da capire, difficili da gestire.

 

Dopo,  il gruppo sceglie  l’argomento  o  il fatto  che ha più colpito,  più intenso o più urgente. Su quell’argomento si apre una discussione comune. Ci si confronta. Ci si scambia il cuore, ci si scalda il cuore. Si scambiano le parole, le emozioni. Si rimane, si vive la propria precarietà,  la propria debolezza, la propria limitatezza. Perché nella povertà, nella umiltà, nella semplicità, nella piccolezza, entra Gesù. È  ai piccoli che il Padre rivela le cose di Dio.

Bisogna ascoltarsi, perché ogni storia, ogni fatto, ogni persona assomiglia a  una parte di noi. Ascoltare l’altro significa ascoltare parti di noi.  Conoscere l’altro significa conoscere parti di noi.  Rispettare e accettare l’altro significa, rispettare e accettare parti di noi.  Nessuno deve dare  giudizi, o condanne,  o  risposte morali. Perché la risposta deve venire da Gesù, dal Vangelo. Deve nascere, crescere dentro la persona, dentro il gruppo che sta riflettendo. Un po’ come gli apostoli quando parlavano tra di loro e poi arrivava Gesù.

 

Gesù parla.

 Si  leggono le letture e il Vangelo della domenica successiva e  si ascolta quello che il Signore dice. A volte, in modo inaspettato,  imprevisto, il Signore da la risposta giusta a quell’argomento,  la risposta vera, che aiuta a capire il senso, il perché, la strada da percorrere.   Con l’aiuto del sacerdote e del consacrato, si possono trovare le parti del Vangelo che riguardano quell’argomento, e si leggono insieme. Si cerca di capire in che contesto sono poste, a cosa si collegano, cosa significano, cosa indicano. Si cerca di avere la prospettiva di Dio. La parola di Dio su quell’argomento. Perché è quella che conta più di tutto.  La presenza del sacerdote del consacrato, servono a guidare, a garantire  l’interpretazione  giusta del Vangelo   per la vita.

Poi su questa parola si continua la discussione. Alla luce di questa nuova ottica, di questa nuova impostazione, si rivede tutto quello che è stato detto. Si ripensa  alle emozioni e si rivivono in modo nuovo. Si cerca quindi di dare insieme una risposta alla luce di Gesù.  Alla luce della parola di Dio attraverso la parola di Dio, nella parola di Dio, con la parola di Dio.  In  Dio.

Si uscirà dal gruppo come persone nuove, persone unite, persone rigenerate. La propria fatica, e  proprio dolore, non sarà più come prima, sarà cambiato. Non solo perché condiviso, ma perché è stato toccato dal Signore.

Quando si torna  a casa,  si può  continuare a sentire e  a vivere quella domanda, quell’esperienza, quel dolore. Sentirlo, significa accoglierlo, contenerlo, abbracciarlo con il proprio cuore. A casa  si possono andare a cercare altre parti del Vangelo che riguardano quell’argomento, con gli amici o in internet.  Oppure  leggere il Vangelo del giorno.  Si può andare davanti all’Eucarestia a portare quel dolore, a viverlo con Dio, in Dio.  Si può  continuare a capire, sentire, approfondire per poi riportare nel gruppo l’esperienza fatta.

 

 

 

 

 

 

Dal vangelo alla vita

Dal Vangelo alla vita.

 

  Il Vangelo come scuola di vita,  il Vangelo per la vita.

 

La parola di Dio.

Si legge il Vangelo della domenica successiva e  anche le due letture che servono a presentarlo, a centrarlo, a coronarlo.  Si seguono  con dei foglietti per avere le parole davanti, per poterle tenere presenti.

 Si ascolta con gli orecchi e con la mente, ma ancor più con il cuore. Si apre il cuore e l’anima per far entrare la parola di Dio. Si apre il cuore l’anima per far entrare lo Spirito Santo che anima la parola, che la riempie di Dio, che la spiega, la illumina, la alimenta, la vivifica. Lo Spirito Santo che la adatta al nostro cuore, alla nostra storia, alla nostra situazione concreta. Ognuno di noi la ascolterà nella propria lingua del cuore.

 

Cosa fa.

Quindi il Vangelo all’inizio, al centro, ma ancor più Gesù al centro.  Come Persona, come Parola vivente di Dio. Gesù è il Maestro, ci insegna come vivere la nostra vita. Gesù è il metodo, ci dimostra con il suo esempio come vivere la nostra vita.

Nel Vangelo che leggiamo evidenziamo ogni volta quello che Gesù fa.

  • Gesù non si fa grande, potente, imperante. Gesù si fa piccolo, povero, umile.
  • Gesù non  ama  i soldi, non cerca i potenti. Gesù cerca e ama  i poveri, i semplici, gli umili, i malati.
  • Gesù non dipende dal mondo, non appartiene al mondo. Gesù appartiene a Dio, al Padre.
  • Gesù non giudica, non condanna, non odia. Gesù comprende, consola, perdona.
  • Gesù non ferisce, non uccide, non tradisce. Gesù è fedele,  è mite  e salva.
  • Gesù non fa quello che gli conviene, fa solo la volontà del Padre.

 Facciamolo anche noi, veramente e concretamente. Facciamolo con lui. Facciamolo in lui.

 

Come lo fa.

Nel Vangelo che leggiamo, Gesù in ogni fatto ci da un insegnamento profondo. Mettiamo in evidenza, quale. Tutto è un indizio, tutto è un segnale, cosa dice, come lo dice, cosa fa, come lo fa, quando lo fa, dove lo fa, perché lo fa.

Per esempio: nell’adultera. I farisei tirano le pietre, come il loro cuore. Hanno il dito puntato contro Dio e contro i fratelli. Gesù punta il dito per terra verso il basso, per indicare l’umiltà. Scrive per terra, scrive nel cuore della donna la nuova legge dell’amore. Nel tempio, perché è un fatto sacro. Nel silenzio, senza parole, perché è un momento forte e intenso che non si può dire. Si abbassa al livello dell’altra, scende, si china a livello dell’altra, per guardarla negli occhi. Gli parla, gli fa una domanda. Non sentenzia, chiede. Perché aspetta che l’altra si renda conto, prenda coscienza, aspetta che l’altra risponda. Aspetta che l’altra scelga.  Entra in un rapporto vero, unico, profondo. Non condanna ma ricuce, riunisce i pezzi del cuore. Perdona e risana l’anima. È venuto a salvare.

La modalità che Gesù usa è il metodo con cui entra in relazione anche con  noi, con cui può incontrarsi  anche con noi. Ce lo indica, ce lo propone, ce lo presenta, ce lo offre.

 

Per chi lo fa.

Nel Vangelo che leggiamo, non pensiamo che i fatti raccontati riguardano solo le persone del tempo, persone estranee a noi. Non pensiamo che non riguardino noi. Ogni personaggio di un fatto o di una parabola, può rappresentare una parte di noi. Ci siamo noi dentro. Ci riguarda in profondità.

Quando parla a loro, parla a parti di noi, quando incontra loro, incontra parti di noi. Parti di noi che assomigliano al livello del cuore e dell’anima  a quei personaggi.

Siamo noi il cieco che ha perso la luce, che vive nel buio, nelle tenebre, e mendica l’attenzione. Il sordo che non sente il richiamo di Dio. L’adultera che ha tradito il suo Dio, con altri dei. Il fariseo potente, superbo, ostinato, chiuso, con il cuore di pietra. Lo scriba che usa le regole e le leggi rigide per dominare gli altri. Il malato che ha bisogno di essere guarito. Il paralitico bloccato e irrigidito. Giuda che lo tradisce, il Cireneo che è chiamato portare la sua croce. Siamo noi che lo uccidiamo, lo eliminiamo, perché ci impedisce di essere noi gli unici e i soli dei.

Parti di noi dimenticate, ignorate, nascoste, segrete. Parti di noi mascherate, evitate, negate.

Nel Vangelo Gesù parla a noi. Quella parte del Vangelo ci riguarda in profondità. Lasciamo che Gesù entri a incontrare quelle parti di noi. Viviamo quell’incontro come il nostro, un incontro vero, vivo. Viviamolo fino in fondo.

 

Dalla parte di Gesù.

Nel Vangelo che leggiamo, mettiamoci dalla parte di Gesù. Facciamo attenzione al suo modo di fare, a come si pone davanti all’altro.

Lo sguardo, attento, profondo, sincero. L’ascolto, il silenzio, l’attesa, la domanda. Il rispetto, l’attenzione, la ricerca. Andare incontro, chiamare, accogliere, comprendere, consolare, amare.

Cominciamo a guardare la nostra vita con lo sguardo di Gesù. Cominciamo a guardare le nostre cose, con lo sguardo di Gesù, con l’ottica di Gesù, con la prospettiva di Gesù. Cominciamo a vivere la nostra vita con il suo cuore. Lui viene in noi nell’eucarestia e può viverla con noi e in noi.

Lasciamo  che avvenga in noi, quello che è avvenuto in quel Vangelo. Allora quel Vangelo diventa vita.

 

La pietra miliare.

Vediamo ogni Vangelo che ascoltiamo,  come una tappa dell’insegnamento di Gesù. Una tappa verso la realizzazione del progetto di salvezza del Padre. Disegniamo il progetto di salvezza nel suo complesso e segniamo le tappe.

Segniamo anche le tappe del nostro percorso e del nostro cammino e le pietre miliari del progetto di salvezza che il Padre ha realizzato in ognuno di noi. Facciamo memoria in uno scritto, in un diario, in un disegno.

 

 

 

 

 

 

 

 

I contenuti della fede.

I contenuti della fede.

Dubbi  sulla fede. 

 Non è possibile vivere la fede, basandosi su un catechismo imparato da bambini. Da adulti si ha un altro modo di vedere, di sentire, di concepire le cose. La vita stessa mette alla prova, mette in crisi, demolisce, nega, quello che è stato imparato.  Non è possibile  continuare a vivere la fede in modo automatico, incosciente, basandosi su abitudini, regole, norme, riti. È importante rivedere la fede in modo maturo, sceglierla in modo libero, viverla in modo responsabile.

 Per prima cosa bisogna sgombrare il campo dai dubbi sulla fede,  quelli veri, quelli che sono in fondo al cuore, che non si è mai avuto il coraggio di dire. Quelli che disorientano, quelli che non fanno sentire, non fanno capire. Quelli che chiudono il cuore alla parola di Dio. Quelli che ci fanno sopportare la parola di Dio, ma non la fanno entrare veramente. Quelli che ci portano via la parola di Dio, dopo che l’abbiamo sentita. Quelli che impediscono di avvicinarsi alla parola di Dio. Quelli che rifiutano la parola di Dio.

  • Che cosa è un Dio? Cosa ci faccio?
  • Esiste veramente Dio?
  • Chi è Dio?
  • Perché Dio fa soffrire?
  • Perché Dio ha fatto morire un mio caro?
  • Che c’entra Dio con la mia vita?
  • Non basto io?               
  • Non mi basta viverlo nel cuore?

 

Prima si deve mettere a fuoco l’argomento. Poi insieme si cerca una risposta. Con l’aiuto del Vangelo, della Bibbia, con la parola rivelata, perché solo un Dio può parlare di  un  Dio. Il sacerdote e il consacrato possono aiutare a trovare degli spunti, dei riferimenti, delle riflessioni.  

 È  fondamentale affrontare questi argomenti con lo Spirito Santo. Mettere lo Spirito Santo al centro, prima, sopra a tutto. Far passare prima lui, delle nostre parole. Far sentire prima lui, delle nostre parole. Lasciare che sia lui a dirci le parole giuste, lasciare che sia lui a parlare per noi,  in noi,  con noi.  Senza lo Spirito Santo, ogni risposta, ogni spiegazione, è vuota, anonima, sterile. Con lo spirito Santo diventa feconda, piena, divina.

 Poi è importante il cuore. Se l’altro si sente veramente accettato, accolto, considerato, rispettato, accolto, allora accoglie anche la parola.

Poi bisogna usare il metodo di Gesù. Lui parlava al cuore e lo faceva in modo semplice, chiaro, sintetico, pratico. Usava le parole, gli esempi, i fatti. Così dobbiamo fare noi. Evitare parole difficili, complesse, e estranee. Usare solo parole semplici, comuni, conosciute, anche in dialetto. Usare immagini, esempi concreti, fatti, analogie, rappresentazioni  prese dall’esperienza, dalla vita di tutti giorni, dalla natura.

Far venire dal cuore l’emozione cercare di rappresentarla in modo concreto e pratico, come fa un papà con un bambino piccolo. Il padre, se lo vuole aiutare, deve usare il suo linguaggio. Gli fa degli  esempi che lui può capire, gli fa dei disegni, glielo indica, glielo ricorda,  lo ripete. Lo fa con amore, lo fa con rispetto, lo fa con passione. Lo accompagna, lo sostiene, lo incoraggia.  Lo aiuta senza sostituirsi a lui.  Aspetta che ci arrivi da solo, perché è una conquista sua, perché solo così la sua risposta diventa autentica e vera.   Perché il Signore vuole una risposta autentica e  vera.

 

I contenuti della fede.

Dopo  aver ripulito la stanza dai dubbi, è importante fare ordine e mettere le cose al loro posto.  È fondamentale  capire bene   tutte le verità teologali, tutti i contenuti di fede e la loro  importanza. Rivederli insieme, approfondirli insieme in modo nuovo, in modo maturo, in modo completo con l’aiuto  fondamentale del sacerdote. Per esempio, dobbiamo capire bene che cosa è:

 

  • la Trinità. Il Padre, Il Figlio e lo Spirito Santo.
  • il progetto di salvezza di Dio
  • l’Eucaristia
  • la Messa
  • La confessione
  • il peccato
  • i sacramenti
  • il battesimo
  • la cresima
  • il matrimonio
  • l’ordine
  • l’unzione degli infermi
  • i sacramentali
  • cosacrazione

 

 È fondamentale sapere:   che cosa succede nella Messa.  Che  il pane e il vino  diventano  veramente nella sostanza  la carne e il sangue di Gesù. Che avviene per opera dello Spirito Santo,  questo fatto straordinario.  Il piano di salvezza di Dio Padre nel suo complesso, per poter capire il senso del peccato. L’importanza dell’incarnazione del Figlio di Dio,  e della  Pasqua, l’Ascensione e  la Pentecoste.  La sacralità dei sacramenti.  Imparare a guardare in prospettiva, verso l’eternità, dalla parte dell’eternità. Imparare a vedere le cose nella loro dimensione vera,  dalla parte dell’eternità.

 

È un’emergenza educativa parlare di Dio, riportare Dio all’uomo. Perché senza Dio, l’uomo è disorientato, disperso, disperato, privato dello scopo, del significato, della sua origine, della sua meta.

Ma l’evangelizzazione è un’emergenza spirituale. È il mandato di Gesù.  E’ l’annuncio:  Il Figlio di Dio è  venuto  per salvarti, ha vinto il  male e la morte ed è risorto per farti risorgere con Lui, in Lui e per Lui.  Ti  ha  aperto  le porte dei cieli per  riportarti al Padre.  È il progetto del Padre.

È lo Spirito Santo che  si espande, si diffonde, parla ai cuori,  alle menti, di Dio.  Rivela Dio , fa sentire Dio,  fa sperimentare Dio.   Ti dona  Dio.  E  Dio è tutto.   

 

 

 

 

 

 

L’evangelizzazione

L’evangelizzazione.

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Che cosa è?

 

L’evangelizzazione parte dall’esperienza con il Cristo risorto,  si basa sull’esperienza di Cristo risorto. Come Giovanni e come Maria e come gli apostoli, innamorati di Dio,  che vengono mandati ad annunciare al mondo la resurrezione e la salvezza.

È necessario tornare a  evangelizzare, a far conoscere la buona notizia. A testimoniare, a trasmettere la buona notizia, con la mente, ma ancor più con il cuore e con l’anima. A lasciar passare l’autore, il protagonista, dell’evangelizzazione. Che è lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, Dio stesso. È Dio che si vuole dare, che si vuole far conoscere, che vuole raggiungere i suoi figli.  È Dio che ci chiede di fare da ponte. È Dio che ci chiede le nostre mani, i nostri piedi, il nostro cuore, per arrivare, parlare, portare Lui. Per risanare le ferite, per consolare gli afflitti, per riscaldare i cuori. Per asciugare le lacrime. Per ritrovare  il Padre originario. Dio ha bisogno di noi. Noi dobbiamo rispondere a questo richiamo, a questo invito e dobbiamo andare. Questa è l’evangelizzazione.

L’ evangelizzazione conserva integra l’essenza dell’annuncio,  ritorna all’essenza dell’annuncio. Ma nello stesso tempo sa arrivare al cuore alla mente della gente, delle persone. Sa rispondere alle domande, alle difficoltà dei tempi e dei luoghi.  Fa vivere la fede nella gioia, nell’amore, nell’unità.   Perché ha  le sue radici nel Vangelo, nella parola di Gesù, in Gesù.

Bisogna ripartire daccapo. Le persone devono ritornare a conoscere l’annuncio. In particolare gli adulti e i giovani.

Catechesi quindi degli adulti, dei genitori, e dei giovani.  Attuando un metodo che si basa sul Vangelo, sul metodo di Gesù che è il vero, unico e solo maestro. Gesù è il metodo vivente.

 

Una catechesi  che  mette in pratica  il documento della CEI:  Educare alla vita buona del Vangelo.

 

 

 

 

A chi è rivolta

A chi è rivolta?

 

E’ rivolta a tutti gli adulti e i giovani e i genitori,  che non si riconoscono in un movimento specifico.  A tutti quelli che sono rimasti  senza una formazione. A tutti quelli che cercano un posto di comunione e di confronto e di scambio umano, fraterno, spirituale.   A tutti quelli che cercano. Ma non hanno ancora trovato. E a quelli che non cercano più.

 

Oggi c’è una nuova povertà. La povertà del cuore e la povertà  dell’anima. Ci hanno impoverito il cuore. Ci hanno devitalizzato il cuore. Ci hanno inaridito il cuore. La società dei consumi ci ha consumato il cuore. Ce lo ha intasato di prodotti inutili, ce lo ha accecato con luci sintetiche, ce lo ha riempito di plastica. È diventato così di plastica anche lui.

Ce lo  hanno programmato, impostato, predefinito.  Lo hanno  riempito di sentimenti di massa. Lo hanno fatto diventare un cuore di massa. Che può battere solo con altri cuori, che può sentire solo quello che sentono  gli altri, che può vivere solo se gli altri glielo permettono. Che deve essere come gli altri,  per non morire isolato, rifiutato, negato.

Ci hanno bombardato il cuore  di  elementi negativi.  La Tv, i media,  i film,  i giochi  virtuali,  sono pieni di morti, spari, furti, violenze, mostri. Ne hanno riempito persino i cartoni animati  e le playstation, per impostare  il cuore anche dei bambini, così siamo già pronti. Pronti, preparati,  per essere indeboliti, per essere plagiati, per essere usati, per essere asserviti.  Ci hanno levato la libertà, la dignità e la verità del cuore.

Ci hanno impoverito l’anima. Ci hanno levato Dio. Lo hanno eliminato, lo hanno negato,  lo hanno rinnegato.  Lo hanno fatto diventare un prodotto di consumo. La nostra anima si è così inaridita, seccata, ammalata.

Per questo quando ci levano anche i soldi, l’unica cosa che ci hanno lasciato vivere, ci sentiamo morire,  perché   non abbiamo altro.  Perché ci accorgiamo di non avere gli strumenti per affrontare la povertà. Ci accorgiamo che ci manca il coraggio, l’orgoglio, la speranza.. Ci sentiamo persi, inutili, vuoti.  

Ecco, la nuova evangelizzazione, è per noi.  Rivolta a noi, alle persone normali, alle persone di tutti giorni, che non ce la fanno.  Non ce la fanno ad aiutare se stesse e non ce la fanno ad aiutare neppure gli altri.   Fanno fatica  a  reggere se stesse e non ce la fanno a sorreggere gli altri.  E’ rivolta  agli adulti  e ai giovani che hanno bisogno, voglia di ritrovare se stessi  e di ritrovare il proprio cuore e la propria anima. Che hanno bisogno di ritrovare il senso, lo scopo, il perché ,  il come  e il quando. Che vogliono tornare a sentire  battere  il proprio cuore e  la propria anima pulsare.

Noi,  siamo i nuovi poveri del cuore  e dell’anima.  I nuovi malati nel cuore e nell’anima. Noi,  abbiamo bisogno di incontrare il Signore.  Abbiamo bisogno di essere salvati da lui . Di essere amati da lui.  Di essere guariti da lui.  Risanati da lui.  Perdonati da lui.   Di risorgere in lui.

Chi la fa

Chi  la   fa?

 

Gli innamorati di Dio.  Abbiamo bisogno di Gesù che parla al cuore della gente. Abbiamo bisogno di Gesù che guarda  e ama e chiama a seguirlo. E solo allora,  solo a Gesù,  la  gente risponde di  si!

Chi la fa?    Un sacerdote che lo rappresenta.  Un sacerdote della parrocchia.  Perché il sacerdote ha il ruolo di pastore.   Aiutato da una squadra, un team, un gruppo ristretto di  2- 3  persone, formate, capaci di relazione, piene di Spirito Santo.   Scelte tra i diaconi, consacrati,  sposati, laici.  Scelte  tra i migliori.  Persone che hanno  scelto, voluto, amato Dio, sopra ogni cosa.  Gli innamorati di Dio.

Il protagonista principale della evangelizzazione è comunque sempre lo Spirito Santo. E’  lo Spirito Santo presente nel corpo mistico della Chiesa. Nel popolo di Dio  che cammina insieme. Che conosce insieme,  che cresce insieme,  che ama insieme il suo Dio. Che loda insieme il suo Dio.

 

 

 

 

Cosa fa

Cosa fa?

 

 

  • Catechesi dei genitori. Per  educare i figli alla fede. Da 1 a  18 anni.   (vd. art.) 
  • Catechesi degli adulti     (vd. art. )
  • Catechesi dei giovani      ( vd. art. )

I  bambini hanno i loro spazi di formazione spirituale,  in famiglia,  nel catechismo  della comunione e della cresima  e nell’oratorio,  (vedi articolo  specifico).

 

I tempi e gli orari,  sono da concordare con le persone interessate, per farle diventare protagoniste del  loro cammino di fede.   I modi  sono  indicati negli articoli  specifici.

  

 

 

 

Dove si fa

Dove si fa?

 

Nella parrocchia. La parrocchia è il luogo, il posto della Chiesa locale. Ma la Chiesa è il popolo di Dio.  Quindi  anche fuori, all’esterno. Dove si ritrovano le persone, dove vivono le persone.  Nel loro ambiente di vita.  Nei posti frequentati dai giovani. Dove andava Gesù. Come faceva Gesù.