Formare i lettori.
La celebrazione della parola non può essere rovinata. Non può essere data in gestione a chi capita, a chi vuole, a chi pretende. Non è possibile che la parola venga storpiata, mangiata, distorta, contorta, distrutta. Chi legge le letture, spesso è più preoccupato di leggere veloce, di non sbagliare, di farsi notare, di non fare brutta figura di fronte agli altri.
Non sono parole normali, è la parola di Dio. È l’unica parola che il fedele sente in tutta la settimana. Per tanti, è l’unica occasione. Se noi gliela leviamo, gliela rubiamo, gli roviniamo l’unica speranza di incontrare Dio, spegniamo l’unica luce che gli parla di Dio.
La parola di Dio è una celebrazione e va rispettata, amata, curata, protetta.
Si devono scegliere quelli che la fanno passare. Non tutti lo sanno fare. Bisogna impostare una squadra preparata. Formare i lettori. Insegnargli ad amare la parola. In particolare a proclamare la parola. Insegnare la tonalità della voce, la cadenza, la precisione e il volume della voce perché arrivi a tutti.
Ma in particolare insegnare a capire il proprio ruolo. Il lettore su invito della Chiesa e benedetto dalla Chiesa, è il tramite tra Dio e il suo popolo. È colui che porta la voce di Dio, è colui che parla in nome di Dio. È colui che dà la parola di Dio al popolo.
La parola di un Dio è forte, intensa, chiara, calda, amorevole, aperta, tonante, autorevole, salvifica, penetrante.